Il Padrino – Saga

Il nostro parere

Il Padrino (1972) USA di Francis Ford Coppola

La vita di Vito Corleone, impegnato nel difficile compito di tenere la famiglia unita e l’impero mafioso compatto. La lotta per il potere porterà il figlio Michael a prendere le redini della famiglia, rinunciando ai suoi sogni.

Il Padrino” è un mondo chiuso in cui i malvagi spiccano e ti costringono a simpatizzare per loro, ad entrare nella loro logica fino a provare ammirazione per il male. Mario Puzo e Francis Ford Coppola ci costringono ad approvare tutto ciò che Don Vito prima e Michael dopo compiono. Durante il film i morti sono solo altri mafiosi, mai civili vessati e umiliati dalla criminalità organizzata.  Si parla di prostituzione, di gioco d’azzardo, di furto o di racket senza mai mostrarci le vittime, addirittura i poliziotti sono parte del sistema, corrotti che si fanno volentieri corrompere.

In sostanza il film, e prima il libro, ci parlano della mafia dall’interno, della sua logica distorta in cui il mondo reale non esiste più ma è solo funzionale agli interessi di Cosa Nostra. Esiste solo la “famiglia” e chi tradisce non può restare in vita, deve essere spazzato perché non più utile alla sopravvivenza del sistema.

L’inizio del film è un matrimonio, ma in realtà è un palcoscenico in cui Coppola ci mostra tutti i personaggi e le loro personalità. È una scena lunga e complessa che permette al regista di disporre gli elementi del dramma con chiarezza. Don Vito, infine, riceve in una stanza buia dove si disegnano le ombre ergendosi quasi a confessore, come se l’accesso alla sua stanza fosse un rito religioso e lui l’officiante.

In questo mondo le donne non hanno spazio, sono confinate in un ritaglio di tempo. L’unica che si oppone a questa logica è Kay che, nella parte seconda della saga, verrà esclusa da Michael senza nessuna remora. La sorella deve subire questa visione patriarcale, la madre è un personaggio anonimo, senza nome praticamente. Tutte esistono solo quando il padrino gli permette di esistere, ma per farlo devono accettare la sudditanza psicologica e fisica, senza discutere. Se Vito e Michael dispongono in modo sottile e ancora più sadicamente repressivo, il fratello Sonny è carnale ma altrettanto violento. L’unico che non sa gestirle è Fredo che, infatti, viene disprezzato perché in balia della moglie alcolista.

Vito Corleone è il centro morale del film. È vecchio, saggio e contrario allo spaccio di droga (almeno finchè gli conviene opporsi). Il pubblico sa bene che la mafia non fa beneficenza, eppure moralmente si staglia tra tutti, aiutato anche dal carisma attoriale di Brando che gli conferisce maestosità, perché sai che quando parla saprà dirti la verità, la sua “verità” naturalmente. Coppola sa bene come farcelo amare e, infatti, lo circonda di personaggi rugosi, pittoreschi, volgari che suo figlio provvederà a spazzare via.

Grande impatto ha avuto la fotografia di Gordon Willis che decise di utilizzare il “formato tableau”, per far sembrare ogni scena come dipinta in un quadro. La musica di Nino Rota poi ha dato un fondo di malinconia indimenticabile.

 

 

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