Il GGG – Il Grande Gigante Gentile (2016) USA di Steven Spielberg
Spielberg sceglie di ambientare il suo GGG in una Londra quasi tratta da Dickens, nonostante siano evidenti i tempi sufficientemente moderni che richiamano gli anni ’50. Resta evidente però il riferimento anche nei personaggi, la ragazzina sola e la malinconica regina così come le tematiche sono del grande scrittore, ovvero la conquista dell’ignoto, le fantasie di libertà e pace.
Sophie vive in un orfanotrofio da dove viene rapita da un gigante che la conduce con sè, nel paese dei giganti. Il gigante non è tale rispetto ai suoi compagni, molto più alti di lui e anche molto più cattivi. Infatti, il GGG nasconde Sophie che, altrimenti, verrebbe mangiata. La ragazzina scopre così che il GGG passa le notti ad insufflare sogni bellissimi nei bambini, sogni che costruisce pensando di rendere felice l’esistenza ai più piccoli. Anche lui, minore tra tanti bestioni, è infatti preso di mira per la sua statura (solo 7 metri, sic, mentre gli altri arrivano a 16), vilipeso ed impossibilitato a difendersi dai più grandi, rappresentando in un’ideale specchio il mondo dell’infanzia. I due riscatteranno le proprie paure e andranno dalla regina per salvare i bambini, evitando che possano cadere nelle mani di Inghiotticiccia o Scrocchiaossa ecc. ecc.)
Per Spielberg è un ritorno ai miti dell’infanzia – è uno dei libri per ragazzi più letti e amati di sempre pur non essendo esente da critiche – pubblicato, peraltro, lo stesso anno in cui uscì E.T. , un tentativo di riavvicinarsi ai più piccoli con un apologo toccante e pedagogicamente funzionale. Il regista segue la storia in modo pedissequo ma nella prima parte quasi annoia per il didascalismo della messa in scena. Preoccupato più dall’intento educativo che dalla trama, è assente la meraviglia e la magia che dovrebbe evocare il racconto. Solo quando ci si ritrova alla corte della regina d’Inghilterra trova un guizzo ironico per descrivere il potere. Un po’ poco per Spielberg, bisogna ammetterlo, che fa prevalere il mestiere e la professionalità, all’inventiva e all’originalità.
Condivido,un vero peccato,Spielberg aveva le potenzialità di realizzare un film stupendo e le ha sprecate