Corsa contro il tempo (2021) USA di Phillip Noyce
Amy è impegnata nella sua abituale e tranquilla sessione mattutina di jogging in campagna quando viene interrotta da una sconvolgente telefonata: un uomo armato si è introdotto nella scuola di suo figlio e tiene gli studenti in ostaggio.
Noyce propone un thriller teso ed anomalo. Tutto il film si appoggia sulle spalle di Naomi Watts che è presente in ogni scena. L’escamotage di utilizzare un solo personaggio che interagisce con tutti gli altri era già stato utilizzato in Locke, dramma ben diverso ma che sposava questa impostazione.
Questa volta la protagonista è in mezzo ai boschi, lontana da tutti, quando scopre che il figlio è nella scuola dove un pazzo è entrato armi in mano per compiere una strage. Tramite le telefonate la donna prende gradualmente coscienza di quanto sta accadendo e del pericolo che sta correndo il figlio e la sua angoscia è moltiplicata dal fatto che pur correndo è almeno ad un’ora di distanza dal luogo degli eventi.
Questa idea funziona molto bene nella parte iniziale dove il pubblico apprende dalla voce della Watts lo svilupparsi degli eventi e il climax cresce gradualmente in parallelo con lo schermo. La Watts è davvero molto brava nel tratteggiare il suo personaggio, nella gamma espressiva che dimostra via via che la storia si dipanda, passando dall’iniziale tristezza legata alla sua situazione familiare (è vedova da poco ed il figlio maggiore appare arrabbiato con lei) alla disperazione quando crede che suo figlio sia il responsabile della strage. Il sollievo della smentita si unisce però alla disperazione poichè il ragazzo figura tra gli ostaggi del killer.
Qua il film si perde per un po’ ripetendo le dinamiche tensive. Il minutaggio compresso, 85 minuti, rappresenta in tempo reale la corsa della donna ed è molto efficace sia pure nel limite del genere.
