Bugiardo, bugiardo – Confessioni

Il nostro parere

Bugiardo, bugiardo (1997) USA di Tom Shadyac

Un avvocato di successo, incline alla menzogna, si trova in gravi difficoltà per magia si avvera il desiderio del figlio che, deluso dalle promesse non mantenute, ottiene che per un giorno il padre non possa più dire bugie.

Seguire Jim Carrey al massimo della forma è altamente difficile, lo è ancora di più se intorno ai suoi sketch si costruisce una storia dai toni melodrammatici e vagamente melenso. In questo senso l’opera difetta perché la regia è sempre costantemente all’inseguimento del contorsionismo del protagonista, mattatore assoluto di ogni scena.

Costruito dagli sceneggiatori Paul Guay e Stephen Mazur su misura per lui, Bugiardo bugiardo sorprende per la capacità dell’attore di inventare nuovi modi di torcere il corpo e il viso, e nuove battute da farfugliare, alcune delle quali insolitamente ironiche. Tutto è costruito attorno alle bizzarre acrobazie fisiche della star che mostra note di dolcezza che anticipano la svolta attoriale che arriverà alcuni anni dopo.

Il meccanismo comico parte dalla professione di Carrey: un avvocato costretto a dire sempre la verità, in sostanza l’impossibile. Probabilmente nessuno, eccetto lui, poteva rendere credibile l’espediente del film di mostrare un uomo che dice la verità contro il suo interesse, indipendentemente dalle conseguenze. Fletcher, l’avvocato bugiardo, cerca di mentire, ma non ci riesce.

Da questo contrasto doveva nascere qualcosa di più.

 

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