Words and pictures – La necessità dell’arte

Il nostro parere

Words and pictures (2013) USA di Fred Schepisi

Un’insegnante d’arte ed un professore di Inglese si sfidano l’un l’altro per determinare quale materia abbia più importanza per il futuro degli studenti. Durante la battaglia entrambi comprendono che la vera guerra da combattere è quella contro i propri demoni interiori e l’incapacità di intraprendere una relazione significativa.

Ciascuno dei due protagonisti è prigioniero: lui dall’alcol e lei dalla malattia. È possibile che la premessa artificiosa della “guerra” sembri falsa perché è fabbricata come qualsiasi trucco per superare il blocco dello scrittore (o del pittore). Se è così, il film prende una strada onesta, senza mai fingere che questa battaglia sia il vero punto, trattandola come un mezzo per raggiungere un fine.

Analogamente, gli spazi assumono un valore altrettanto simbolico. La casa di Dina è sul fiume e contiene nella sua proprietà una darsena in rovina, le cui travi sono fratturate e deformate in modo speculare alle vite dei personaggi. Owen e Binoche interpretano i loro ruoli allo stesso modo del molo. La loro schietta consapevolezza di sé è ciò che rende palpabile la loro potenziale salvezza.

Schepisi sposta la macchina da presa con movimenti deliberatamente scivolati, richiamando l’attenzione sull’inquadratura e facendoti sapere che ha il controllo. Ma rispetto alle parole pronunciate, comprese citazioni potenti da poesie, opere teatrali e discorsi, nonché giochi di parole per vedere chi può evocare il maggior numero di sillabe, gli elementi visivi non sono quasi mai altrettanto potenti. Spicca solo una sequenza, una sezione in cui la telecamera segue avanti e indietro lungo il soffitto, imitando la vista di Dina dal suo vogatore terapeutico.

Il cast (che include anche Bruce Davison e Amy Brenneman) è notevole e sorprende piacevolmente vedere la vera poesia e l’arte che vediamo prodotta dai nostri protagonisti così centrale. Ma dopo due o tre scene che sembrano estrapolate da L’attimo fuggente e la deludente prevedibilità del finale, si resta perplessi.

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