Wilson. Dov’è la felicità?

Il nostro parere

Wilson (2017) USA di Craig Johnson

Wilson, un solitario, misantropo e nevrotico uomo di mezz’età, scopre di avere una figlia adolescente di cui non sapeva l’esistenza. Per questo chiede aiuto all’ex moglie Pippi, per poterla incontrare per la prima volta.

Il personaggio eccentrico, misogino e oggettivamente instabile somiglia un po’ troppo a quello di Qualcosa è cambiato. Là la grandezza di Nicholson e la leggerezza del racconto induceva al sorriso e ad una coinvolgimento emotivo, qua invece Harrelson è programmaticamente scorretto, insopportabile e desolantemente solo. Non si può quindi lasciarsi andare e empatizzare con Wilson, piuttosto il sentimento è di compatimento e insopportazione. Questo rende difficile appassionarsi realmente a lui, dedito essenzialmente all’insulto, cosa che fa di lui un essere umano abbastanza spregevole.

Tuttavia, lo spirito corrosivo del testo e qualche buona intuizione fanno di Wilson un’idea interessante che, gestita diversamente, poteva essere qualcosa di più. L’eccentricità non si lega ad una visione cinematografica, ad un regia non solo concentrata sulle nevrosi ma anche attenta al mondo esterno che appare sfuocato, lontano.

Tratto da una novel graphic di Daniel Clowes, autore anche di Ghost World, ha come protagonista Woody Harrelson, comunque divertente nel suo dissacrante ritratto.

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