Veloce come il vento. Risurrezione

Il nostro parere

Veloce come il vento (2016) ITA di Matteo Rovere

Giulia De Martino viene da una famiglia che da generazioni sforna campioni di corse automobilistiche. Anche lei è un pilota che a soli 17 anni partecipa al Campionato GT, sotto la guida del padre Mario. Ma un giorno tutto cambia e Giulia si trova a dover affrontare da sola la pista e la vita. A complicare la situazione il ritorno inaspettato del fratello Loris, ex pilota tossico, ma dotato di uno straordinario sesto senso per la guida. Saranno obbligati a lavorare insieme, provando ad essere una famiglia.

Due sono gli elementi che fanno di questo film un bel film. Il primo è l’ambientazione coraggiosa nel mondo delle corse, ripreso con una professionalità e uno stile davvero importante dal giovane Matteo Rovere; il secondo è la grandissima prova attoriale di Stefano Accorsi.

Nel primo caso Rovere si impone come un regista estremamente moderno, capace di coordinare con uguale efficacia sia i momenti di confronto e di dialogo, che le scene spettacolari, girate sulla pista con l’ausilio di stunt e piloti della categoria. Lo sfondo del cinema di ambientazione sportiva è insolito per l’Italia, mentre è la regola oltreoceano (Rush, Giorni di tuono, Driven ecc.) e ha una sua tradizione nel resto d’Europa (Adrenalina blu in Francia) quando si parla di gare automobilistiche. Proprio per questa sua eccentricità rispetto alla normale produzione italiana, Veloce come il vento si impone come un caso virtuoso, l’esempio di come si può sfuggire alla commedia e alle gabbie mentali in cui è rinchiuso il nostro cinema.

Nel secondo caso Accorsi compie un lavoro prodigioso su se stesso calandosi completamente nei panni di Loris sia nell’aspetto fisico che nella parte psicologica. E’ davvero notevole vedere la sua immersione nel mondo delle corse, la credibilità e la forza che mette in ogni momento dell’opera, la sua centralità nella pellicola che riempie con la fisicità della sua interpretazione. Il ballerino di Accorsi è fatto di sudore, carne e sangue ed ogni aspetto si sente. Il difetto può stare in questa grandezza che, larger than life, annulla tutti gli altri. Il personaggio di Giulia è soffocato da Loris, si confina rapidamente al margine della pellicola ed esiste solo in funzione del vero protagonista.

Non c’è dubbio che Veloce come il vento non sia un film perfetto. Il finale è troppo opportunamente consolatorio, l’accenno alla morale borghese è convenzionale e fin troppo evidente, così come manca un po’ di coraggio e di eversione nella scrittura della sceneggiatura, ma averne di film così.

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