Ustica. Un modo terribile per ricordare

Il nostro parere

Ustica (2016) ITA di Renzo Martinelli

Da anni Martinelli cerca di accreditarsi come regista di genere, puntando su controverse verità per narrare vicende oscure della storia italiana (Piazza delle cinque lune, Porzus, Vajont). L’altro filone è, invece, relativo al post 11 settembre con una idea molto vicina ad ambienti di destra. Da moltissimi anni, però, snatura il racconto per piegarlo alle proprie balzane idee producendo spettacoli tra il penoso e l’inguardabile.

Dopo il risultato credibile, se non altro, di Porzus non ne ha azzeccata una, convinto com’è di essere un profeta di chissà quali ideali, cantore inascoltato della civiltà occidentale. I suoi film brillano per sciatteria nella sceneggiatura: una catena ininterrotta di frasi fatte che imbarazzano pure gli attori, irriconoscibili e confinati in recitazioni enfatiche, grottesche e pressapochiste. Vedere F Murray Abraham (in Il mercante di pietre) dare il peggio di sè o Caterina Murino sopra le righe in quest’ultima pellicola dispiace per il valore degli attori. Marco Leonardi no, non si può salvare.

Ustica è quasi un insulto per le vittime della strage che dopo tanti anni devono vedere il lavoro di inquirenti seri (vedere il Muro di Gomma per capire davvero qualcosa) stravolto da un detective dilettante pronto a sacrificare tutto per la sua ambizione. A parte il melodramma costruito ad arte per impietosire (??) il pubblico, non c’è una parola per i morti, le famiglie: solo banalità farisaiche. Il giudizio negativo non è condizionato dalle analisi sociopolitiche, ma dalla terribile qualità dell’insieme. Nel film non si regge niente e pure gli effetti speciali sembrano un patetica copia di quello che si potrebbe fare. Imparasse dal cinema civile di Francesco Rosi.

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