Uno scandalo perbene. Caso di cronaca

Il nostro parere

Uno scandalo perbene (1984) ITA di Pasquale Festa Campanile

Ispirato ad un vero caso di cronaca oggetto anche di una commedia con Totò (Lo smemorato di Collegno), il film ricostruisce la vicenda Bruneri- Canella, ovvero il fermo di un uomo che afferma di essere smemorato. Dopo mesi di ricerche viene riconosciuto per Giulio Canella, un esimio professore disperso durante la prima guerra mondiale. L’uomo, remissivo e sempre arrendevole, viene dimesso dal manicomio e riportato nella presunta casa dove ritrova la moglie e i figli. Tuttavia non ricorda nulla del suo lavoro e della professione, ha dimenticato molte delle sue doti, non è più mancino. Riscopre però l’imità con la moglie. Improvvisamente il caso si riapre. A quanto pare si tratta di un truffatore, dell’anarchico Bruneri che deve ancora scontare anni di prigione. Perciò comincia il processo, mentre la moglie viene trattata da concubina. Moltissime sono le testimonianze a favore e contro.

Festa Campanile è un regista intelligente che andrebbe riscoperto anche per la prematura morte a soli 58 anni. Scrittore di un certo valore, ha raramente raggiunto gli stessi livelli nella regia, ma pur in una certa medietà è stato un serio professionista, abile nel gestire l’immagine, diligente nella realizzazione di prodotti per il pubblico che con garbo facevano ridere e sorridere dei difetti degli italiani.  Negli anni 70/80 era stato direttore dei più grandi successi di cassetto grazie al sapiente uso di attori comici come Pozzetto, Celentano e Montesano. Talvolta, poi, svisava nel drammatico come in questo caso, l’ultimo suo sforzo registico.

La storia è ricostruita con accurato spirito filologico e documentale. La vicenda è perfettamente narrata con ricchezza di evidenze e chiarezza. La sceneggiatura sa viaggiare sull’ambiguità del personaggio, decidendo di non prendere posizione per una delle due parti in lotta. Interessa a lui, invece, descrivere un ambiente borghese, le menzogne, il desiderio di amore, il dolore interiore. La sceneggiatura, a conferma delle capacità di scrittura di Campanile, è molto equilibrata e solida. Non così lo sviluppo cinematografico che è ingessato e rigido, professionale ma freddo, distante. Le interpretazioni di Gazzara e De Sio sono altrettanto cristallizzate, lontane da una reale passione.

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