Una donna libera – Melodramma femminista

Il nostro parere

Una donna libera (1954) ITA di Vittorio Cottafavi

Liana, una benestante ragazza piena di voglia di indipendenza, vive alcune travagliate vicende amorose, vittima dell’affetto che la lega all’infingardo musicista Gerardo Villabruna.

Melodramma discreto con la curiosa partecipazione della coppia Cervi-Cegani  dopo tanti anni. Non si incontrano praticamente mai sul set ma si ricongiungono due divi del cinema preguerra. Per quanto riguarda il film di Cottafavi vi è il consueto sguardo del regista verso il mondo femminile, sempre schiacciato e vilipeso da una società maschilista, da una subcultura machista che le relega al ruolo di mogli o amanti senza alcuna forma di comprensione.

Il personaggio di Liana è abbastanza  complesso e si pone in modo interessante  nel panorama cinematografico italiano del periodo. Era abbastanza inconsueto, infatti, trovare personaggi femminili così sfaccettati e desiderosi di affermarsi. Il tentativo di Liana viene ovviamente mortificato e la soluzione della donna (e qui siamo nel campo del banale purtroppo) è rifugiarsi in una vita semimonastica per scontare i propri peccati o la reazione violenta per cancellare l’uomo dalla propria strada.

In entrambi i casi, ahimè, la donna che vuole distinguersi ne esce sconfitta e ridimensionata,  costretta a rientrare nei ranghi. Sfuggire a questa sorte  equivale alla perdizione  e alla punizione  che, inevitabilmente, arriva.

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