Un uomo a nudo. Il bilancio di una vita

Il nostro parere

Un uomo a nudo (1968) USA di Frank Perry

Un film metaforico, inquietante e ottimamente interpretato. Burt Lancaster è Ned, un affermato uomo d’affari che decide bizzarramente di attraversare la contea passando dalle piscine di tutti gli abitanti della zona. Quella che sembra un’idea strana, diventa una vera e proprio via crucis in cui l’uomo viene messo di fronte a tutti i fallimenti della sua esistenza. Mentre le amare esperienze si accumulano Ned diventa sempre più vecchio, cupo, indifeso e fragile.

Le piscine diventano luogo di umiliazione in cui l’uomo è costretto a vedere la drammatica realtà in cui vive. Non è amato, professionalmente è rovinato, ogni sua azione si è rivoltata contro di lui, il massimo a cui può aspirare è la commiserazione. Quest’uomo in costume di bagno è esposto (il titolo italiano è molto più esplicativo dell’originale The swimmer) come nessun altro, non può difendersi perché è debole: e la società approfitta della sua debolezza. La comprensione della solitudine, della vita che sta sfuggendo, è il vero senso della pellicola.

Frank Perry è convincente come regista. Lancaster regge interamente il film sulle proprie spalle, riuscendo ad invecchiarsi, ad ingobbirsi gradualmente pur senza modificare l’abbigliamento (il succinto costume) e senza trucco: una prova davvero notevole. Il film è stato un flop al botteghino, ma la successiva rivalutazione l’ha trasformato a suo modo in un cult.

 

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