Un Amleto di meno. Il maestro Carmelo Bene

Il nostro parere

Un Amleto di meno (1972)ITA di Carmelo Bene

L’era dello sperimentalismo teatrale, della ricerca di qualcosa di nuovo ha visto come protagonista assoluto Carmelo Bene in Italia. E Bene non poteva non utilizzare anche il cinema come elemento espressivo della sua poetica.

La scelta di ispirarsi ad un testo (1877) di Jules Laforgue, che stravolgeva l’opera shakespeariana in chiave satirica, permette a Bene di giocare con il mito del principe di Danimarca, contaminandolo con le fonti più svariate – da Freud a Gozzano – e con un gusto cromatico-scenografico estremo.

Il regista e autore crea una scenografia esplicitamente teatrale dove predominano costumi debordanti dai colori accesi, contestualizzazioni ambientali provocatorie. Inoltre, Bene sovrappone i dialoghi, mescola opere, cambia continuamente registro recitativo passando di genere in genere all’interno, talvolta, degli stessi dialoghi.

A distanza di 40 anni alcune parti che erano all’epoca provocatorie mostrano i limiti del tempo. La nudità delle attrici finisce per essere un aspetto superfluo. Resta, invece, intatto lo stile originale, l’urticante ritmo narrativo, i movimenti interni all’opera teatrale che fanno apparire le riletture americane (Shakespeare in love ad esempio) come superficiali divagazioni.

Il film è insopportabile, insostenibile, ma contiene un fascino unico da cui emerge l’intelligenza artistica di Bene, la sua unicità. La visione dell’opera mantiene il fascino della straordinarietà.

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