Troppa grazia -Visioni poco mistiche

Il nostro parere

Troppa grazia (2018) ITA di Gianni Zanasi

Lucia, geometra, si destreggia tra una figlia problematica, una carriera inesistente e la morte della propria vita affettiva. Durante una mappatura catastale, la donna ha una apparizione mistica che le cambia la vita.

Per Zanasi l’ironia è indispensabile per affrontare i dolori della vita. Lo sguardo disincantato e fragile degli sconfitti è l’angolazione che usa per sezionare il mondo. I suoi protagonisti sono irrisolti, prigionieri della vita che li ha sorpresi. E li racconta con toni surreali, con salti grotteschi nella sceneggiatura che ha il compito di tracciare un viaggio imponderabile e sorprendente piuttosto che seguire una traiettoria logica.
Anche Lucia, una geometra che sopravvive malamente nel suo ambiente, presa tra l’aver perso il compagno per un tradimento ed una figlia da crescere, è sospesa nell’incertezza. Fragile e stralunata deve affrontare una perizia chiaramente farlocca e la visione della Madonna che non solo le parla, ma la mena pure per indurla a raccontare agli uomini della sua apparizione.

Sorprendente come sempre e acuto nella costruzione dei personaggi, Zanasi costruisce un’opera matura ma disomogenea, meno riuscita rispetto ad altre ma solo a momenti. Non si può non sorridere dei dialoghi surreali con la Madonna, non si può non rimanere colpiti dall’angolazione diversa con cui il regista guarda il mondo. Zanasi c’è ed è una firma che dà grazia al cinema italiano.

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