Tick, Tick…. Boom! – Musica

Il nostro parere

Tick, tick… boom! (2021) USA di Lin Manuel Miranda

Jon sta per compiere trent’anni e tenta disperatamente di trovare un produttore per il suo musical. Rendendosi conto di non essere più giovanissimo, Jon fatica a tollerare gli anni di ripetuti insuccessi professionali.

Il desiderio di creare qualcosa di forte e duraturo è un tratto comune in ogni ricerca artistica. Le prove e le tribolazioni che accompagnano il processo sono spesso profonde quanto il lavoro che è il prodotto finale. Nel suo debutto alla regia di un lungometraggio, Lin-Manuel Miranda esplora cosa succede quando le responsabilità dell’età adulta minacciano di far deragliare la propria locomotiva creativa. Il fatto che Larson sia morto per un improvviso aneurisma aortico a soli 35 anni aggiunge un senso di urgenza al film.

Adattando il musical autobiografico di Jonathan Larson, il film segue il disperato tentativo di un uomo di realizzare i suoi sogni prima che scada il tempo. Ambientato nel 1990, anni prima che Larson concepisse il suo lavoro rivoluzionario Rent, Jon è un artista in difficoltà in ogni senso della parola. L’affitto è dovuto, lavora in un ristorante locale e ha trascorso gli ultimi otto anni lavorando a un musical di fantascienza chiamato “Superbia” a cui manca ancora la canzone centrale che lo legherà del tutto.

Miranda usa il film per rendere omaggio al genio di Larson e per offrire una lettera d’amore cinematografica alla stessa Broadway. Un semplice segmento destinato a evidenziare la frustrazione e lo stress di Jon si trasforma in una brillante celebrazione del passato e del presente di Broadway. Sebbene questi momenti siano chiaramente destinati agli irriducibili fan del teatro queste scelte registiche spesso spogliano inavvertitamente il film della sua tensione.

Scegliendo di fondere la produzione teatrale, in cui Jon e la sua band stanno eseguendo il musical, con momenti narrativi drammatici, Miranda crea un’opera parzialmente sconnessa debole a livello emotivo. Per un film ambientato durante il culmine dell’epidemia di AIDS, il film non cattura la rilevanza sociale con la stessa profondità stimolante del lavoro iconico di Larson. Ogni volta che il film affronta momenti che inducono Jon a riflettere su altri al di fuori di se stesso l’autore giustappone queste sezioni con numeri sbarazzini del musical che disinnescano immediatamente l’emozione.

Va però dato atto del grande lavoro del cast. Garfield offre una delle migliori prestazioni della sua carriera riuscendo a far emergere le complessità del personaggio. Anche il cast di supporto, che include la sempre fantastica Judith Light, va lodato in quanto fornisce sfumature a personaggi altrimenti scritti in modo sottile.

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