The tender bar – Il bar delle grandi speranze

Il nostro parere

The tender bar – Il bar delle grandi speranze (2021) USA di George Clooney

J. R. Moehringer, otto anni, è cresciuto a Long Island, da solo con sua madre Dorothy. Mentre cerca suo padre, stringe legami molto forti con i proprietari di un bar locale. Questi ultimi diventano per lui padri surrogati.

George Clooney ha scelto come ottavo lungometraggio una storia episodica e intimista, il racconto di formazione narrato nell’omonimo bestseller del 2005 del giornalista J.R. Moehringer. È il film più caldo che abbia mai realizzato. Incentrato su un quartiere della classe operaia nella città di Manhasset, a Long Island, l’ottavo film di Clooney predilige i toni degli anni ’70, più sbiaditi e macchiati di fumo meglio è, vivo di scontri amorosi e disordinati e di esplosioni di gioia. A rafforzare il sentimento c’è una colonna sonora ricca di canzoni vintage che infondono un profondo senso di nostalgia.

Il film attraversa un periodo di circa 15 anni, a partire dal 1973, quando la madre di JR deve tornare a vivere dai genitori, fino ai primi passi dell’uomo ormai fatto che si lancia nella carriera di scrittore.

Nella narrazione occupa un ruolo centrale zio Charlie, interpretato da Ben Affleck con una gentilezza proletaria meravigliosamente insolita, in una delle sue esibizioni più riuscite, e il Bar Dickens, un locale di quartiere che tiene ben fornito di libri che conosce avanti e indietro.

È rinfrescante che nessuno nel film venga trattato come un problema da risolvere, un arco di personaggi da tracciare. Anche se alcuni di loro affrontano nuove sfide, nessuno cambia davvero nel corso di The Tender Bar. Questo è particolarmente il caso di Charlie, che mantiene un’aura di mistero, oltre a umorismo e saggezza. Nella performance squisitamente flessa di Affleck, Charlie non ha bisogno di un retroscena che spieghi perché non si è “sistemato”. Basta guardarlo caricare il suo caddy con gli amici per una gita in spiaggia o al Bowladrome (le località dell’area di Boston giocano in modo convincente a Long Island).

Anche con gli sguardi affettuosi alle lunghe macchine luccicanti e a tutti quei gloriosi brani musicali, nulla nel film urla “pezzo d’epoca anni ’70”; Clooney e i suoi collaboratori rievocano il periodo senza farne una vetrina. Contro gli interni logori della casa Maguire e del Dickens, una festa nel campus o il trambusto di una redazione quando le redazioni erano rumorose e piene di movimento, la scenografia, i costumi e la fotografia.

E in Charlie abbiamo un personaggio splendido, fin dalla sua prima apparizione sullo schermo. Dopo aver salutato sua sorella e suo nipote e aver spiegato loro che stanno per entrare in una casa piena di parenti, Charlie fa un sorriso alzando le spalle e pronuncia un divertito “Cosa farai?” Poi ci regala di nuovo quel sorriso di scrollata di spalle, e in qualche modo contiene la storia di un’intera vita.

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