The pills – Sempre meglio che lavorare. In effetti poco ci manca

Il nostro parere

The pills – Sempre meglio che lavorare (2016) ITA di Luca Vecchi

Il cinema non è uno scherzo e non si dovrebbe scherzare. Invece, in Italia, paese dove i produttori hanno il braccino corto con talenti ed idee, basta aver avuto un minimo di pubblicità mediatica, basta essere citati un paio di volte come fenomeni generazionali perché qualcuno ti dia una discreta cifra per fare un film. Quale? Qua non si è proprio capito perché con il cinema non si scherza. Non bastano, infatti, un paio di trovate simpatiche per reggere 70 minuti (il minimo per costringerti a pagare un biglietto), non basta il giudizio dei tuoi fan per credere che i personaggi che racconti siano credibili anche sul grande schermo, nel contesto di quella che dovrebbe essere una “storia”. Proprio non basta.

L’idea di rappresentarsi con dei bambini che parlano da “grandi” (metafora talmente banale che ci si chiede con quale coraggio sia stata presentata) è assolutamente terribile come terribile è l’inizio del film che indurrebbe quasi chiunque a scappare dalla sala. In televisione è ancora peggio perché il telecomando è un’arma terribile da cui non si può prescindere.

The pills è una realtà interessante per la rete ma nella narrazione sono rimandati a migliore occasione, nella speranza che capiscano come non basti un format consolidato con un media per essere davvero accettabili.

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