The captive. Scomparsa nel nulla

Il nostro parere

The captive (2014) CAN di Atom Egoyan

Egoyan è molto attratto nei suoi film sulle origini del male. Già in Il viaggio di Felicia aveva accarezzato questi confini, sfiorando l’abisso della violenza, della mostruosità degli esseri umani. Qui affronta il dolore di una famiglia dilaniata dal rapimento della giovane figlia, catturata da una orribile setta di pedofili. Il registro narrativo, però, scivola rapidamente nel thriller, in un’ambientazione abbastanza scontata e lontana dallo stile del regista.

La macchina da presa accarezza spesso i protagonisti ma solo in funzione della scoperta del giallo, che resta centrale nella narrazione. Se fosse stato diretto da un normale professionista del genere, degli studi di Hollywood non ci sarebbe stupore alcuno, ma Egoyan è altra cosa, lo ha mostrato. Però si è perso da diversi anni, da quando ha sposato un genere rinunciando alla sua nota stilistica, alle sue inquietanti analisi dell’animo umano, della sua capacità di affrontare il dolore, anche quando questo dolore è inesprimibile per la sua forza.

Il tema di fondo è restato ma non lo stile, ora più piatto, meno allusivo e banale. Non manca il professionismo impeccabile e la gestione della scena. Manca il pathos.

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