The blues brothers. Per chi odia i nazisti dell’Illinois

Il nostro parere

The blues brothers (1980) USA di John Landis

Jake esce di prigione e con il fratello Ellwood rimette insieme il gruppo musicale per raccogliere i soldi necessari per salvare l’orfanotrofio in cui sono cresciuti. Sono inseguiti dai nazisti dell’Illinois che vogliono vendicarsi di un loro sgarbo, da poliziotti, un gruppo country e tanta altra gente, compresa una misteriosa donna. Dopo aver recuperato tutti i musicisti, organizzano un concerto per raggiungere i 5.000 $. In mezzo a mitiche esibizioni dei più grandi musicisti jazz della storia.

Il film è ormai un culto straordinario nonostante le molte pecche di una sceneggiatura disomogenea e incostante. Eppure  non si nota questa mancanza perché il ritmo delle esibizioni e la ricchezza delle invenzioni comiche creano un mix di altissimo livello che entusiasma, diverte e convince.

John Belushi è maestoso, sempre al centro della scena, animalmente dominatore con il suo “peso” fisico e comico, capace di giocare di sponda anche durante i numeri musicali ritagliandosi momenti memorabili. Basta pensare alla sua espressione mentre balla al ritmo di Freedom eseguita da Aretha Franklin per comprendere come pure quei pochi istanti siano impagabili.

Assistiamo al dipanarsi di una vera e propria trama musicale che rappresenta l’enciclopedia della musica blues e jazz. Ogni artista propone i propri must con esibizioni leggendarie. Altrettanto leggendarie sono le battute sparse qua e là con geniale predisposizione. Le cavallette, i nazisti dell’illinois, le dichiarazioni d’amore improvvise, lo scambio del microfono e via dicendo sono perle che restano istoriate nella memoria degli spettatori. E se si ricordano anche a distanza di tanti anni, significa che il film ormai è nella storia del cinema senza sé e senza ma.

Il finale è unico.

 

 

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