Stanlio e Ollio – Nostalgia

Il nostro parere

Stanlio e Ollio (2018) USA DI Jon S. Baird

Nel 1953 Stan Laurel e Oliver Hardy partono per una tournée in Inghilterra. Sono passati 16 anni dal momento d’oro della loro carriera; eppure i due vecchi compagni di palcoscenico sanno ancora divertirsi e divertire, e la tournée diventa per loro l’occasione di passare del tempo insieme, fuori dal set, come non avevano mai fatto prima, e di riconoscere per la prima volta il sentimento di amicizia che li lega.

Il prodigioso Make up fa rivivere in carne e ossa i due grandi attori comici. La somiglianza con Hardy è incredibile, meno rispetto al comunque bellissimo lavoro compiuto su Steve Coogan (Stan) che è più giovane e meno provato dalla vita rispetto all’attore reale durante la sua tournèe britannica.

I trucchi sono alla base di un’opera che fa della nostalgia la sua forza, oltre alla tematica dell’amicizia virile che è centrale nella visione di Baird. Nostalgia di un cinema che non c’è più, riflessione metacinematografica ed insieme recupero della memoria di chi ha passato la propria infanzia (parliamo di intere generazioni) ridendo a crepapelle di fronte alle memorabili gag.

La malinconia pervade l’intera pellicola, sia nel triste incipit con i teatri mezzi vuoti ed un pubblico apparentemente distratto e lontano, sia nel finale che è un momento di riscatto e, contemporaneamente, un lungo addio all’arte ed alla vita.

Il confronto tra i due attori che si rinfacciano delusioni e rimpianti per poi ritrovare il senso profondo dell’amicizia è la trama evidente, la parte emersa dell’intreccio che porta empatia e commozione. Il pubblico rivede empaticamente nella riconciliazione, l’accettazione del proprio passato, la certezza che le risate siano state giuste e utili: in sostanza, si ritorna bambini per commuoversi della propria ingenuità.

Il piano sequenza iniziale è una camminata a ritroso nel passato, una caduta nei ricordi. Subito ci ritroviamo nei film dei due e l’arrivo in Inghilterra con la caduta del baule dalle scale è l”ennesima citazione dei film degli attori. Qui emerge la parte registica migliore di Baird che con intelligenza e misura sa seguire l’evoluzione dei personaggi fino alla catarsi finale.

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