Sopravvissuto The martian. Visioni dell’infinito

Il nostro parere

Sopravvissuto. The martian (2015) USA di Ridley Scott

Mark, in missione su Marte, viene erroneamente ritenuto morto dopo un incidente e abbandonato sul pianeta. Incredibilmente non si perde d’animo e si organizza riuscendo a trovare il modo di alimentarsi (coltivando patate) e mantenere l’ossigeno. Sulla terra si accorgono di lui e cercano di mandare una missione di soccorso. La soluzione è, però, una sola: invertire la rotta dei suoi compagni di volo e rimandarli su Marte per recuperarlo.

Ridley Scott crea un’opera di grande intensità visiva dove cerca con qualche successo di restituirci la complessità dell’universo e il rapporto tra l’uomo e l’immensità. I diversi espedienti narrativi (il video diario, la musica dance anni 70 lasciata dal capitano, le teorie scientifiche spiegate con estrema naturalezza) danno forza alla trama, mantenendola sul delicato equilibrio della suspence. Gli attori, in questo contesto, servono relativamente poco se non per la loro funzionalità rispetto all’intreccio. Non è un caso, infatti, che la parte più “recitata” sia quella che si sviluppa sulla terra.

La sceneggiatura e la fotografia sono i momenti più alti. Il testo è, infatti, equilibrato magistralmente: teorie scientifiche di tutto rispetto sono sviscerate con chiarezza anche per chi non vanta una laurea in astrofisica, il montaggio parallelo a tre piste conferisce classicità alla trama. La fotografia, inutile dirlo, è poi estremamente affascinante. Gli effetti speciali sono al servizio di una fotografia netta e luminosa, senza mai invadere il campo come troppo spesso fanno nei Blockbuster.

Scott abbandona la logica dell’action movie per sposare l’idea dell’esplorazione (anche interiore) tramite il confronto con l’universo. Eppure non manca mai tensione o ironia. Nonostante la straordinarietà dell’esempio, va ricordata una certa somiglianza con Abbandonati nello spazio, film del 1969 diretto da John Sturges.

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