Raiders of Justice – Tremenda vendetta

Il nostro parere

Riders of Justice (2020) DAN di Anders Thomas Jensen

Markus torna a casa per prendersi cura di sua figlia quando sua moglie muore in un tragico incidente ferroviario. Tuttavia, quando un sopravvissuto lo contatta con dei sospetti fondati, Markus sospetta che sua moglie sia stata uccisa e vuole trovare i responsabili.

Brutale, triste, divertente e di una dolcezza disarmante, “Riders of Justice” è un film sulla vendetta sorprendente e originale, diretto dallo scrittore/regista Anders Thomas Jensen.

Fin dall’inizio si capisce che questo non è il tipo di film che imposta gli elementi standard e passa al pilota automatico. Per prima cosa, Jensen fa di Otto il messaggero che mette in moto la storia ma anche il deus ex machina di un trio improbabile composto da Lennart, le cui manie segrete e le avversioni sono una fonte costante di complicazioni nella trama, e un hacker di computer emotivamente ferito di nome Emmenthaler. Tutti e tre i personaggi sono scritti e interpretati con tale abilità da formare un trio comico. Come Mathilde, Markus e tutti gli altri che passano davanti al mirino di Jensen, Otto, Lennart ed Emmenthaler sono il frutto di una vita gettata, illuminata dai retroscena che emergono via via donando fascino della sceneggiatura per il destino, il caso, la giustizia, il karma e altri argomenti raramente discussi nei film. Se poi aggiungiamo il fatto che l’eroe è un tizio calvo spaventoso che può spezzare il collo di un uomo come nulla, ma anche un uomo dalle fragilità inaspettate, comprendiamo che l’opera è diversa da tutte quelle che si ispirano al revenge movie.

Markus è un uomo ferito nell’intimo che sa reagire solo con la violenza: irascibile e letale come lui solo sa essere affronta la vita guidato dall’istinto, applicando l’unica cosa che ha imparato durante le sue missioni militari. Con questi presupposti lo spargimento di sangue è inevitabile ma Jensen non lo propone in modo prevedibile, grazie alle varianti impazzite di tutte le personalità coinvolte che la sceneggiatura ha così perfettamente delineato.

Il quesito dell’opera è se l’incidente ferroviario sia stato un crimine premeditato o il culmine di una serie di eventi puramente casuali. “Tutti gli eventi sono il prodotto di una serie di eventi precedenti”, dice Otto a un gruppo di clienti che rifiuta un algoritmo che lui e Lennart stanno cercando di vendere. “Poiché spesso disponiamo di dati insufficienti, classifichiamo gli eventi come coincidenze”. La sua affermazione è il senso dell’intero film.

Gran parte del fascino di “Riders of Justice” sta nella consapevolezza che non importa quanto le cose vadano male, potrebbero sempre essere peggiori e che è impossibile determinare quanto il fato abbia in serbo per noi.

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