Non odiare – Divisioni

Il nostro parere

Non odiare (2020) ITA di Mauro Mancini

Simone è uno stimato chirurgo di origine ebraica, che conduce una vita tranquilla a Trieste. Un giorno, si trova a soccorrere per strada un uomo, ma una volta scoperta sul petto di quest’ultimo tatuata una svastica, decide di non prestargli soccorso.

I buoni intenti non si traducono automaticamente in buone opere anche se l’esordio di Mancini non è negativo. Il suo cinema è semplice e geometrico ed ha un afflato etico molto importante, tanto  è pressante ed importante il quesito che si pone fin dall’inizio.

In contrapposizione al riflesso con cui Simone, il protagonista, lascia morire il neonazista di fronte a lui, ci sono gli atti che influenzano la vita di tutti, espressi perfettamente dal saluto fascista finale del bambino che senza una precisa cognizione del dolore, si esprime attraverso i gesti appresi e condizionati.

Il film gestisce una rabbia immensa: quella di Simone verso il padre, quello del fratello coatto della ragazza che sa solo esprimersi con la violenza e l’odio. L’unica che assiste, quasi impotente, è Marica, la protagonista femminile, che cerca di colmare i propri e altrui vuoti con la pacatezza e i sogni. Di fronte al gesto del fratellino, proprio il sogno resta per trovare gli anticorpi a tutto questa sofferenza: un aereo che vola chissà dove, ma lontano.

Se il gesto è elegante, però, non è altrettanto attraente perchè la narrazione scivola talvolta nella noia e non vi è un particolare interesse verso il sottobosco neofascista che è solo vagamente accennato.

 

 

 

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