Non essere cattivo. Una vita tossica

Il nostro parere

Non essere cattivo (2015) ITA di Claudio Caligari

Dire che Caligari rappresenti un caso anomalo nel panorama italiano è riduttivo. Il regista, scomparso a soli 67 anni, ha al suo attivo solo 3 film nell’arco di 32 anni. Il primo (Amore tossico) fu un caso clamoroso. Girato con pochissimi soldi, interpretato da attori non professionisti quasi tutti caduti davvero nella tossicodipendenza, morti giovani per AIDS nel volgere di pochi anni, fu un vero pugno allo stomaco per il pubblico dell’epoca. Dopo la parentesi non molto felice di L’odore della notte (1998), ecco un’ultima pellicola, girata quando era già malato del tumore che l’ha stroncato.

Caligari ha sempre incontrato enormi problemi produttivi: anche stavolta solo l’impegno di poche persone ha consentito di trovare i fondi per storie così estreme, fuori dall’ordinario del cinema italiano, per la maggior parte concentrato su tematiche banali e conformiste. Un autore così eccentrico non poteva che essere emarginato. Per questo, Non essere cattivo assume ancora di più valore rispetto al panorama attuale, un’oasi anomala.

Nel cinema di Caligari la tematica è sempre il mondo della borgata romana, ripiegata sulla tossicodipendenza, risucchiata da un delirio autodistruttivo e disperato. Lo sguardo acuto del regista va alla ricerca di motivazioni e cause di questa situazione sociale senza manierismi o buonismi. I due protagonisti (Vittorio e Cesare) sopravvivono con piccoli traffici, illeciti, naufragati in una vita inutile in cui prevale un sordido terrore dei sentimenti, del dolore che viene diluito nella droga. Solo l’amore, la capacità di costruirsi una famiglia, un luogo di approdo, li può salvare. Ma non per tutti c’è questa possibilità perché l’esistenza ti nega ogni gioia, si accanisce contro di te, sprofondati nuovamente in un abisso senza speranza.

A distanza di un anno dalla sua morte, non si può non apprezzare cosa ci ha lasciato Caligari: tre film asciutti, profondi. Molti hanno osato, giustamente, un paragone con Pasolini. I suoi ragazzi di strada sono gli stessi narrati nel suo cinema. Ragazzi di strada corrotti da un mondo che si è trasformato senza lasciare loro scampo.

Discreto Alessandro Borghi, bravo l’emergente Luca Marinelli.

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