Non c’è più religione. Contaminarsi

Il nostro parere

Non c’è più religione (2017) ITA di Luca Miniero

A Portobuio non nascono più figli. Il sindaco Cecco sta cercando un bambino per il ruolo di Gesù nel presepe vivente ma gli unici presenti sull’isola fanno parte della comunità islamica che convive con una certa difficoltà con gli abitanti storici del paese. A capo della comunità islamica c’è Marchetto detto Bilal, amico di infanzia di Cecco convertito alla fede musulmana per amore della bella moglie Aida. C’è poi suor Marta, amica d’infanzia di Cecco e Bilal, poi diventata monaca.

La ricetta è quella usata per Benvenuti al Sud: Claudio Bisio mattatore con un valido coprotagonista (là Siani, qua Gassman) e una spalla comica (la Finocchiaro da moglie è passata a suora), il paesaggio, un po’ di folklore, qualche personaggio qua e là  per recingere la vicenda (la figlia di Cecco, la moglie di Marchetto ecc.) ed il gioco è fatto. Rispetto al più grande successo di Miniero, qua siamo un po’ al ribasso sia per il divertimento che per la difficoltà di muoversi tra le religioni mantenendo intatto il politicamente corretto.

La morale semplicistica e buonista che vede nel finale ricomporsi tutte le tensioni che, per la verità, non sono mai state tali fa a cazzotti con la realtà via via più inquietante della nostra nazione, in preda ad una forte caduta del senso di responsabilità e di integrazione. Attori discreti anche se è Herlitzka il più divertente e centrato.

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