Nome di donna – Metoo

Il nostro parere

Nome di donna (2018) ITA di Marco Tullio Giordana

Lasciata Milano per trasferirsi in un paesino della Lombardia, Nina trova lavoro in una casa di riposo dal buon nome. Una volta qui, tuttavia, affronta realtà torbide e scoraggianti.

Era il momento giusto per uscire con un film di questo tipo, centrato sul tema degli abusi sessuali e delle molestie subite dalle donne in ambito lavorativo. Gli eventi di questi mesi, metoo, lo scandalo Weinstein, tutto ha alzato l’attenzione su un fenomeno da sempre esistito, ma solo recentemente assurto agli onori della cronaca per il colpevole ritardo dei mezzi di comunicazione.

Le buone intenzioni di Nome di donna dopo le buone premesse e le ragionevoli aspettative, finisce per ripiegarsi su stesso con un finale frettoloso e consolatorio.

Buone sono però le interpretazioni di Cristiana Capotondi e di Valerio Binasco, davvero odioso nel suo ruolo di sopraffattore, perfido in modo perfino eccessivo. Così anche il cameo di Adriana Asti che si ritaglia un ruolo di grande spessore speculare alla sua vita di artista. In questa prima fase la regia funziona perchè riquadra l’atmosfera dei personaggi.

Dal momento in cui inizia la sfida legale, il film diventa farraginoso e meccanico e si concentra esclusivamente sul messaggio perdendo di vista la narrazione. La sacrosanta e notevole intenzione morale finisce per diventare confusione.

 

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