Noi siamo tutto. Amore igienico

Il nostro parere

Noi siamo tutto (2017) USA di Stella Meghie

Teen drama classico. Maddy ha 18 anni e una malattia rarissima per cui vive isolata in casa, in ambienti asettici: ha la Scid, malattia autoimmune e qualunque virus può ucciderla. Le uniche compagnie sono la madre (ha perso il marito ed il fratellino di lei) e un’infermiera, nurse, tuttofare. Quando Olly si trasferisce nella casa vicina scoppia la scintilla. I due si scrivono e poi incredibilmente si conoscono e si amano. Ma la malattia incombe, rende impossibile che si possano frequentare.

Di tutti gli insulsi film apparsi sugli adolescenti sugli schermi questo è largamente il peggiore. La trama assolutamente esile si scontra con una irrealtà conclamata. Maddy vive in una casa che vale milioni di dollari al punto che ci si chiede come la madre possa mantenere tale livello di vita. Tuttavia, il quartiere in cui abitano appartiene alla middle class, tanto è vero che i vicini sono una famiglia non particolarmente ricca con un padre alcolista. E non parliamo del viaggio alle Hawai affrontato con tranquillità nonostante entrambi non abbiano un reddito. Olly si interessa all’unica ragazza con cui non può parlare, evidentemente perchè è un asociale incapace di conoscere altre persone. Per carità, Maddy è carina ma li separa di tutto, compresa una malattia che, normalmente, dissuade dalla frequentazione. Il suo ritratto, al  contrario, mostra un ragazzo sensibile e poetico. Mah.

Ma dato per scontato che queste cose siano credibili è il colpo di scena finale a rendere insopportabile la visione del film che si abbruttisce senza una ragione, senza un senso. Si parla di robe da codice penale (non la scrittura del libro, no) e di un comportamento paranoico al limite della follia per non fare uno spoiler eccessivo. Non solo, tutto questo viene fatto passare per un eccesso di affetto e possessività, mentre è da manuale di psichiatria. Macchè, un sorrisino ti fa capire che l’errore è stato compreso ed è possibile, in futuro, una riconciliazione.

Superato lo schock per la pessima visione, si può anche perdere cinque minuti per rivedersi una scena di Io e Annie perchè è stata plagiata per narrare  il modo in cui Maddy e Olly si parlano. Vedendo l’originale, si riesce anche a tollerare la visione.

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