Niente di nuovo sul fronte occidentale – Sporca guerra

Il nostro parere

Niente di nuovo sul fronte occidentale (2022) GER di Edward Berger

Nella Germania del 1917, il giovane Paul Baumer mente riguardo la sua età per potersi arruolare con i suoi amici, tutti giovani uomini patrioti. La realtà della guerra però, smantella quasi immediatamente la loro esuberanza.

Candidata a diversi Oscar e spinta da Netflix, l’opera di Berger è potente ed emozionante pur in una cornice convenzionale. La validità del film è confermata da una sceneggiatura che lavora sul testo di Remarque ma sa anche dare suggestioni del futuro inquietante che aspetterà la Germania con l’avvento di Hitler senza cadere in una retorica vuota e propagandistica.

 

Siamo un secolo dopo la pubblicazione del libro eppure ci troviamo in una situazione di estrema attualità come dimostra la guerra Russo-Ucraina. Ancora oggi si ripetono le stesse insensate situazioni, ancora ci sono folli estremisti che giocano con la vita di centinaia di migliaia di persone in nome di ideologie o mire espansionistiche. Ancora gli stessi errori. L’orrore cui assistiamo per tutto il film è un promemoria per ricordarci cosa sia una guerra.

Berger aggiunge momenti che nel romanzo mancano per completare alcuni elementi che Remarque aveva parzialmente occultato puntando più sulle relazioni personali tra i soldati, necessità per umanizzare la Germania, togliendola dallo stereotipo di stato aggressore, senza distinguere le responsabilità di un intero popolo da quello di coloro che avevano deciso (e decideranno) di combattere.

Questa scelta va a discapito della resa pedissequa del testo che approfondiva in modo dettagliato le riflessioni strazianti tra Paul e i suoi sfortunati amici. Scene inventate come l’apertura e la negoziazione parallela in corso della resa tedesca tra il funzionario stanco della guerra di Daniel Brühl e gli intransigenti generali francesi, completano ed espandono l’appello umanista di Remarque.

Da sottolineare la colonna sonora di Volker Bertelmann e la fotografia di James Friend che compone tableaux dalle tonalità d’acciaio  straordinariamente belli, anche se a volte rischiano di estetizzare la tragedia

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