Monsieur Verdoux – Piccoli e grandi criminali

Il nostro parere

Monsieur Verdoux (1947) USA di Charlie Chaplin

Anonimo banchiere licenziato, Henri inventa uno stratagemma per mantenere moglie e figlio: sedurre ricche vedove, ucciderle e incassarne l’eredità. Tutto funziona per il meglio sino alla quattordicesima vittima.

Da un soggetto di Orson Welles, Chaplin trae una splendida black comedy che condanna l’ipocrisia sociale e svela la tragicità del mondo mantenendo il sorriso tra le labbra. Nella sua difesa finale, il comico paragona chi organizza lo sterminio sistematico (il genocidio degli ebrei, la bomba atomica) con poveri criminali. Naturalmente è un paradosso ma con semplicità estrema dimostra come il “mostro” sia colui che è emarginato e non chi (la classe politica) porta la morte con l’approvazione del popolo.

Contemporaneamente Chaplin sa dimostrare, come in passato, la necessità della libertà dell’individuo in mezzo al livellamento sociale che condanna chi viene escluso dagli ingranaggi del lavoro. L’emarginato, il povero deve necessariamente reagire per affermare il suo diritto ad esistere.

Le sue teorie porteranno all’esilio Chaplin che dovrà rientrare in Europa qualche anno dopo per sfuggire al maccartismo che poteva portarlo anche in prigione per le sue idee di sinistra. Nonostante ciò la sceneggiatura ricevette una nomination all’Oscar.

Capolavoro pieno di scene di travolgente comicità, ci mostra Chaplin definitivamente lontano dal suo personaggio simbolo Charlot, ma ancora capace di mosse e gag irresistibili: struggente ed ironico, crudele e sarcastico.

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