Mister Morgan. Finale mediocre

Il nostro parere

Mister Morgan (2013) GER di Sandra Nettelbeck

Matthew, ottantenne rimasto vedovo da poco, non trova più senso nella vita. La morte della moglie è stato un shock per lui ma continua a vivere a Parigi, dove lei voleva stare, pur non conoscendo il francese, anzi rifiutandosi di impararlo. L’unico contatto umano è con un’amica cui insegna inglese una volta alla settimana. Non ha contatti con i figli e frequenta solo il cimitero. Durante una delle sue uscite conosce Pauline, giovanissima insegnante di ballo, provando per lei un sentimento che non riesce a definire ma che lo riporta alla vita.

Matthew tenta comunque il suicidio, cosa che costringe i figli a correre al suo capezzale, equivocando il rapporto tra il padre e Pauline. Il figlio Miles resta a Parigi e cerca di capire il padre, di ritrovare un rapporto con lui.

Si tratta di un film recitato finemente da Michael Caine, vero dominatore della scena, quasi maestoso in certi punti. La regista si affida completamente a lui, dimenticando l’evolversi della storia, cadendo in un finale contraddittorio e falsamente poetico, trascurando di chiarire gli aspetti caratteriali dei personaggi di contorno, alla fine solo abbozzati e mai risolti (Pauline è un’ombra felice, ma un’ombra). Tutto torna perfettamente al suo posto, troppo perfettamente per essere credibile e per giustificare l’atto finale di Matthew. Un peccato, perché il materiale per lavorare bene c’era, si trattava solo di lavorare di cesello. La Nettelbeck predilige il melodramma ed il sentimentalismo alla chirurgica necessità di raccontare con piccole annotazioni, gesti ed immagini che rivelano un mondo.

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