Miles Ahead. Mito jazz

Il nostro parere

Miles Ahead (2016) USA di Don Cheadle

Due giorni della vita di Miles Davis vengono narrati nell’esordio cinematografico alla regia di Don Cheadle, amato e noto caratterista del cinema americano. Attraversato da una passione potente per il jazz che ispira il ritmo sincopato e folle del viaggio notturno di Davis, Miles Ahead coglie il famoso musicista nel momento di totale crisi creativa, dopo un silenzio di cinque anni e la caduta libera nella droga, nell’alcol e nella confusione mentale.

La miccia viene accesa dall’improvvisa apparizione di uno strano giornalista che si insinua a forza nella vita di Davis legandosi a lui in una folle rincorsa prima della droga e poi delle registrazioni musicali trafugate da un losco produttore, simbolo della feccia che governava parte della discografia anni settanta (vedasi la serie TV Vynil). Nel delirante racconto si intrecciano i flashback con cui il jazzista ricostruisce i primi successi, l’amore per la moglie con la fine del matrimonio per i suoi eccessi e tradimenti. E in mezzo ad essi frammenti della grandezza musicale di Davis, brani del suo immenso repertorio e della sua grandezza.

Don Cheadle ci ha messo molto del suo, lavorando a tutti gli aspetti della pellicola, compresa la parte musicale che lui stesso ha eseguito inserendo anche pezzi di sua composizione. Il suo amore per il personaggio trabocca in ogni scena, ma non diventa mai agiografia, non cade nella santificazione di un uomo assai complesso e geniale, ma emotivamente instabile, debole. La regia segue la struttura musicale e vi aderisce, seguendo i passaggi temporali come una jam session.

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