Maria Zef – Dura terra friulana

Il nostro parere

Maria Zef (1981) ITA di Vittorio Cottafavi

La tragica storia di due sorelle rimaste orfane a inizio Novecento in una terra aspra, chiusa nella sua solitudine e povertà, in un mondo contadino arcaico e complesso dove vive, in profondità, l’anima carnica e friulana.

Recuperato grazie ad un sapiente restauro, Maria Zef è opera di spessore e valore. Nata come una miniserie e tratta dal libro omonimo di Paola Drigo, è diretta da Vittorio Cottafavi, regista di capacità che ha saputo esprimere il meglio di sè in televisione, nonostante  le diverse regie cinematografiche che lo avevano reso noto negli anni 60 con buoni film di genere.

In quegli anni c’era il tentativo di recuperare le nostre origini attraverso sceneggiati televisivi d’autore come con successo aveva fatto Olmi con l’Albero degli Zoccoli e Vancini con La neve nel bicchiere. L’opera di Cottafavi esprimeva però una ruralità arcaica fatta di sopraffazione ed ignoranza, dove la donna è semplice mulo da soma, senza diritti.

Cottafavi sceglie di far recitare il friulano permettendo agli attori non professionisti di esprimersi al meglio, pur nei difficili ruoli che vengono proposti. Inoltre, il regista mostra il progredire delle  stagioni con pennellate di paesaggio,  inoltrando i personaggi nella natura.

L’analisi sociale acuta di un mondo imbastardito e abbruttito hanno suscitato polemiche, poichè viene mostrata la solitudine e l’abbandono delle donne invece di proporre un ritratto nostalgico di un mondo che non c’è più. Il recupero di quest’opera, davvero una sorpresa a distanza di quasi 40 anni, è importante sia per la incoronazione postuma di Cottafavi, sia perchè ci ha restituito con sensibilità contadina filologicamente esatta una parte del passato. terribile e deprivante.

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