Manon 70. Ancora bella di giorno

Il nostro parere

Manon 70 (1968) FRA di Jean Aurel

Trasposizione in chiave moderna della Manon Lescaut di Prevost, il film è pensato come un’opera Truffautiana, inevitabile riferimento per il regista Aurel che è stato uno dei fidati collaboratori alla sceneggiatura del grande regista francese. I tempi lievi, la tipica colonna sonora che contrappunta gli eventi, ripercorrono lo stile di Truffaut e valorizza la bellezza di Catherine Deneuve, centrale nell’opera.

Aurel sfrutta la bellezza seduttiva della Deneuve per una storia d’amore e di gelosia folle. Francois, un giornalista affermato, rovina la propria carriera per Manon, una giovane ninfetta che si vende ad uomini facoltosi per sostenere l’alto livello di vita. Il mezzano è il fratello di lei che gode dei frutti economici della prostituzione di Manon. Francois, folle d’amore, insegue Manon che ricambia l’amore pur non riuscendo a smettere. Il finale è un po’ troppo ottimistico.

Girare à la Truffaut non garantisce gli stessi risultati di Truffaut. Aurel è un discreto imitatore ma gli manca la qualità registica, la leggerezza ispirata del maestro. Il risultato è professionale ma poco convincente.

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