Made in Italy – Catarsi

Il nostro parere

Made in Italy (2020) UK di James D’Arcy

Un artista bohémien di Londra si reca in Italia con il figlio che non ha mai seguito realmente, per vendere la casa che hanno ereditato dalla defunta moglie. Il figlio sta per divorziare e gli servono i soldi per comprare la galleria d’arte dove lavora.

Difficile approcciare un film di questo tipo senza provare una forte empatia. Infatti, se l’opera appare come un discreto melodramma, piacevole alla visione, ma tutt’altro che originale, il contenuto è a tinte forti se si conoscono i retroscena. Protagonisti sono infatti realmente padre e figlio e hanno vissuto realmente lo stesso dolore e trauma dei personaggi interpretati.

La morte di Natasha Richardson, moglie di Liam e madre di Michael, avvenuta nel 2009 viene rivissuta nel dramma cinematografico come una forma di catarsi. Sullo schermo i due si confrontano in una scena commovente e chiaramente sentita al di là delle battute proprio sul senso della perdita, sulla necessità del ritrovarsi e di comprendersi dopo una così grande sofferenza. La scena è senza dubbio il fulcro di tutto perchè ogni cosa converge su quel particolare momento in cui i due attori si sono trovati senza protezioni di fronte al proprio dolore, svelandosi al pubblico in modo totale. Per entrambi si tratta di un ruolo coraggioso che colpisce e rende impossibile non apprezzare questo aspetto dell’opera.

Il resto è puro contorno, ovvero il paesaggio toscano bucolico e turistico, il folklore dei paesini italiani dove proiettano il film della Wertmuller, I Basilischi, in piazza con il pubblico silente su sedie di legno anni 50. Una sola notazione è necessaria farla: il risotto che la Bilello serve a Neeson fa inorridire i puristi della cucina.

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