Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet. Poesia stralunata

Il nostro parere

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet (2013) FRA di Jean Pierre Jeunet

Il cinema eccentrico di Jeunet è sempre andato alla ricerca di storie “alternative”, riflessioni metapoetiche su personaggi diversi per loro natura dal resto del mondo, personaggi capaci di vedere oltre le cose. T.S. Spivet è un bambino di dieci anni, vero genio della scienza che viene premiato dallo Smithsonian Institute che lo crede un adulto. Il bambino, abitante del Montana, fugge dalla famiglia (dilaniata dalla tragica morte del fratellino di TS) per andare a ritirare il premio, a New York.

Il ritratto surreale della famiglia Spivet, il picaresco ed avventuroso viaggio in treno del ragazzino e la serata di gala in cui viene premiato sono godibili ricostruzioni in cui Jeunet fa sorridere amaramente, ricreando una patina di felicità su un mondo infelice. Come per Amelie, il suo più grande successo, è la ricerca dell’amore la molla che spinge i suoi personaggi a reinventare il mondo, per affrontarlo meglio rendendolo un posto migliore.

La poesia sottesa, peraltro molto simile a quella di Wes Anderson, si perde talvolta nella bozzettistica ed il finale è la parte meno interessante se si esclude il discorso di ringraziamento di TS che svela finalmente perché il bambino ha lasciato la famiglia. Il senso di colpa schiaccia chiunque, rende la vita impossibile a meno che si abbia un sogno, un illusione in cui rifugiarsi.

Bella la fotografia di Hardmeier e piacevole la colonna sonora che vivacizza e sottolinea non banalmente l’atmosfera.

 

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