Lo straniero – Tracce del delitto

Il nostro parere

Lo straniero (1946) USA di Orson Welles

La Commissione delle Nazioni Unite contro i crimini di guerra cerca il diabolico capo di un campo di sterminio. Un altro nazista viene fatto evadere ad arte da un carcere alleato perché raggiunga un suo ex superiore. Un detective lo segue per scovare il gerarca nazista in America.

Orson Welles aveva espresso il suo dispiacere dicendo che niente in “The Stranger” era suo. Ironia della sorte, è l’unico film della carriera che ha avuto successo al botteghino e uno dei pochi completati nei tempi e nel budget.

È vero che i virtuosismi tecnici non sono così complessi come l’introduzione di “Touch of Evil”, ma non si può non apprezzare la livida fotografia in bianco e nero, i primi piani che svelano anche le minime rughe, l’uso di scene documentarie dell’Olocausto – la prima volta per un’opera commerciale.

The Stranger è un film recitato e diretto in modo spettacolare, oltre ad essere pieno di scene e dialoghi fantastici. Loretta Young nel ruolo di Mary, la figlia del giudice Longstreet, ci regala una performance degna di applausi, in quanto rispecchia perfettamente la lotta interna tra ciò che si vuole e ciò che è giusto; come Orson Welles, che da antagonista fa una grande interpretazione, è assolutamente credibile, e Edward G. Robinson non è da meno ed è lui, come rappresentazione della giustizia, che ci delizia con battute intelligenti e audaci, tra le quali c’è ” Commetti un crimine e il mondo si trasformerà in vetro. Commetti un delitto ed è come se la neve coprisse il suolo, rivelerà nei boschi le tracce di ogni pernice, di ogni volpe, scoiattolo e talpa. Ciò che è stato detto non si può ritirare, non si possono cancellare le impronte, non si possono salire le scale senza lasciare prove o indicazioni.”, dialogo che, pur essendo una citazione nel film, lo declama in modo stupendo, imbattibile, diventando la linea con cui riusciamo a capire più chiaramente l’argomento centrale del film: la giustizia prevale sempre.

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