Leoni. Il capitalismo del nord est

Il nostro parere

Leoni (2015) ITA di Pietro Parolin

Non esistono più i gattopardi di siciliana memoria, ma solo i leoni e sono l’aristocrazia imprenditoriale che ha fatto grande il veneto ed il nord est con la forza delle idee e della perseveranza. Un tempo. Ora, invece, ci sono le seconde generazioni, cresciute nel lusso e nell’eccesso, incapaci di dare un senso alla propria esistenza e vagheggianti imprese eroiche ed epocali che mai si concretizzano. Intorno a loro (e ai genitori sopravvissuti che resistono attaccati al loro letto ma sono immobili) c’è un mondo incattivito dove regna la violenza, il sopruso, la meschinità e l’ipocrisia.

A tutte queste regole sfugge Gualtiero Cecchin, inutile rampollo ora cinquantenne che vive nel lusso semplicemente fregandosene degli altri. Questa sua sincerità (per quanto classista e sfruttatrice) ce lo fa apparire simpatico fin da subito. Gualtiero è superficiale come una pozzanghera, ma ha il coraggio delle proprie idee, la capacità di svelare piccole menzogne con un sorriso ironico e superiore senza mai assumere un atteggiamento moralistico. L’uomo, quasi rovinato, ha la straordinaria idea di fare crocefissi fatti con materiali esclusivamente di riciclo. La plastica con cui tali oggetti viene fatto è però decisamente illegale, tanto che a contatto con l’acqua esplode. Gualtiero deve divincolarsi dal cognato invidioso e semi impotente, un camorrista volgare e corrivo ed una direttrice di banca dominatrice di notte e rapace avvoltoio di giorno quando con la banca che dirige si diverte a far affondare gli imprenditori.

L’opera prima del regista Parolin è abbastanza equilibrata ed intelligente, avendo il pregio di non perdersi dietro a rivoli inutili, concentrato sul cuore della vicenda: Gualtiero Cecchin (molto bravo Neri Marcorè e la sua vita. In modo secco, arguto e sufficientemente ironico la società capitalista del nord est viene messa sotto accusa per il carico di veleno che si porta dietro. L’atteggiamento razzista, classista di Gualtiero è tipico di molti “arricchiti” di questa porzione di territorio, capaci di vedere solo il proprio egoismo raffigurato nello specchio. La speranza è l’ultima generazione? Essa saprà ricostruire le macerie morali? Il regista non risponde limitandosi ad affermare il potere dell’amore (in questo caso filiale) su ogni momento della nostra vita.

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