Le Jene del quarto potere. Melville a Manhattan

Il nostro parere

Le jene del quarto potere (1959) FRA di Jean Pierre Melville

Il giornalista Moreau si aggira in una New York notturna e vitale per cercare il rappresentante francese alle Nazioni Unite, scomparso da qualche ora. Insieme a lui, il fotografo Delmas, un uomo alla deriva, alcolizzato e profondamente cinico. Nella spasmodica ricerca vi sono una serie di incontri molto significativi che porteranno alla soluzione dell’enigma.

Il film è sincopato come un concerto jazz, teso come un noir americano (Giungla d’asfalto di Huston sembra essere stato il modello che ha influenzato il regista), asciutto come è nello stile tipico di Melville, addirittura anche interprete, proprio nel ruolo di Moreau. Il pur giovane Melville padroneggia con assoluto rigore la macchina di presa, svelandoci una città consunta e sotterranea, così diversa da quelle che le luci diffondono nella notte.

Magnifico è Pierre Grasset nel ruolo di Delmas. La sua interpretazione è davvero notevole per la capacità di rendere multidimensionale il personaggio. Riesce a mostrare la disillusione, l’avvilimento, la corruzione dell’uomo che ha un fondo etico proveniente dal passato che l’alcol non è riuscito a cancellare del tutto.

Moderno nella struttura, il film conferma la padronanza tecnica di Melville, regista sempre formalmente ineccepibile.

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