Le catene della colpa – Femme fatale

Il nostro parere

Le catene della colpa (1947) USA di Jacques Tourneur


Un detective privato che si è ritirato in un paesino di provincia, scopre di non poter sfuggire al proprio passato quando un ex datore di lavoro e la ex amante, moglie di quest’ultimo, lo irretiscono in una trappola fatale.


Tourneur è un regista che appartiene al pantheon degli artisti del calibro di Orson Welles, John Ford e Howard Hawks. Le composizioni dinamiche di Tourneur derivano dalle tradizioni della fotografia e della pittura, ma il regista aveva anche una comprensione più contemporanea della plasticità cinematografica. Il mestiere di Tourneur si manifesta soprattutto attraverso l’illuminazione, lo sviluppo di un’atmosfera emotivamente eloquente.

Nell’universo del film noir, le scelte personali (per quanto limitate da circostanze pericolose) sono tutto ciò che conta. Disorientato da un presente in continua evoluzione, fuggendo da un ricordo terrificante o temendo ciò che potrebbe accadere in un futuro impetuoso, un uomo non ha appigli al di là della sua libertà di prendere decisioni.

Il protagonista rimane invischiato nella ragnatela della femme fatale, una trappola di sfruttamento e disperazione. Si rende conto di essere condannato, quindi lascia che tutto si svolga in un modo che distrugga i suoi antagonisti e se stesso. Il suo sacrificio solleva Ann, che ama davvero, da ogni obbligo nei suoi confronti, permettendole di avere una nuova vita con un altro uomo.

Mitchum era un grande attore criticato per l’approccio passivo alla recitazione. Il suo metodo può essere descritto come speculativo, perché quello che fa veramente è saggiare il carattere di tutti quelli che incontra ed esaminare attentamente la struttura psicologica delle situazioni in cui si trova.

La femme fatale è impersonata da una splendida Jane Greer. La sua sensualità deriva dall’astuzia e non fa mai affidamento sull’auto-parodia civettuola di attrici come Lauren Bacall. Il fascino di Greer è più oscuro, più distruttivo.

Aiutato dalla fotografia di Nicholas Musuraca, Le catene della colpa è un film di contrasti inconciliabili, che confronta le forme di purezza con la corruzione: la vita rurale è innocente e la vita urbana è decadente. La classe operaia è meno colpita dalle tentazioni del denaro e del potere, i ricchi si perdono nella ricerca del capitale e del potere.

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