L’afide e la formica – Intenti nobili

Il nostro parere

L’afide e la formica (2021) ITA di Matteo Vitale

Fatima, studentessa di origini marocchine, decide di partecipare alla maratona della città. Tuttavia, il suo professore di educazione fisica, Michele, scoraggia la sua idea a causa del velo che la ragazza indossa.

Vitale unisce il problema dell’integrazione a quello della/delle mafie in un’opera che ha intenti nobili ma una realizzazione modesta. Se il messaggio che veicola è indubbiamente importante, meno lo è la forma artistica che procede, nonostante l’impegno di tutti, con dialoghi stereotipati e un filo narrativo ampiamente prevedibile in quanto politicamente corretto in ogni recesso.

C’era la parte sportiva che poteva essere il potente reattore di una storia di inclusione se fosse stata sviluppata in modo credibile, invece che puntare su banalissimi aspetti melodrammatici ricercati solo per forzare la commozione dello spettatore.

Sta proprio nell’impostazione piatta, senza un’idea, che il tutto affonda salvandosi solo perchè nella sua estrema semplicità, ha una sua utilità.

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