La vita nascosta – Hidden life

Il nostro parere

La vita nascosta – Hidden life (2019) USA di Terrence Malick

La storia dell’austriaco Franz Jägerstätter, il quale si rifiutò di combattere per i nazisti e di giurare fedeltà a Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Per questo motivo viene giustiziato nel 1943.

Il cinema fluviale di Malick affronta ancora una volta tematiche metafisiche, partendo dalla storia vera di un obiettore di coscienza. Questa decisione etica, pagata con il prezzo della vita, parte da un mondo ideale, primitivo e pacificante dove l’uomo può sentirsi in contatto con la natura. Sono gli uomini il problema.

La narrazione si ispira alla reale corrispondenza intercorsa tra Franz e la moglie, conservata e portata alla fama nel momento in cui l’uomo è diventato beato su volontà di Benedetto  XVI.

Lo svolgimento è in tutto simile a quanto visto in La sottile linea rossa e New world: uguale lo stile delle riprese, simile l’impostazione della storia, uguale l’utilizzo della voce fuori campo. Le inquadrature fluenti, l’estetica, le parole che si perdono nei pensieri, nella ricerca di un’entità altra.

Questa ricerca si perde in se stessa, affascinando per i paesaggi e la dimensione umana al suo interno, ma scade nel ripetitivo. Girato in digitale, tra l’Alto Adige, Radegund e la Germania, A Hidden Life prosegue il percorso ultimo di The Tree of Life, To the Wonder e Knight of Cups,  lirico, ma perso nella mancanza di una drammaturgia qualsiasi al punto che la guerra, il vuoto etico e morale si appiattiscono su una narrazione insignificante dove tutto si appiattisce, sbiadisce. Solo quando c’è l’osservazione della natura e del ruolo che occupa all’interno di essa e del fluire del tempo c’è un attimo di luccicanza.

La vita di Jagerstatter diviene accessoria e la sua vicenda esemplare sfocia in un panteismo esasperato e inesorabilmente infinito.

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