La battaglia di Hacksaw Ridge. Orgia di sangue

Il nostro parere

La battaglia di Hacksaw Ridge (2016) USA di Mel Gibson

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Desmond si arruola. Non vuole però uccidere, ma solo prestare servizio per curare i feriti, rispettando così i suoi ideali religiosi. L’esercito, però, lo considera un vigliacco e cerca di espellerlo, anche processandolo. Quando riesce a partire per il conflitto si troverà nell’inferno di Okinawa, riuscendo a salvare decine di feriti e guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione di tutti.

In questo film, Gibson (ritornato al successo e alla sobrietà) unisce i suoi due grandi amori: la religione e l’attrazione morbosa ed incontrollata per le viscere e la carne ferita ed esposta. Dopo una prima parte concentrata esclusivamente sull’aspetto etico della guerra, la seconda (dedicata alla battaglia di Okinawa) diventa una folle rincorsa allo sventramento, alla mutilazione dei corpi. Desmond si muove tra corpi dilaniati, fatti a pezzi, ferite immonde. Gli uomini corrono sull’intestino dei commilitoni sparso per il campo di battaglia, si abbracciano a cadaveri smembrati mentre cercando di evitare i colpi nemici, si immolano nel sangue dei compagni.

In questa orgia di sangue e di visceri, Gibson si trova benissimo indugiando sull’aspetto orribile senza alcun rispetto per la narrazione, caduta in secondo piano al gore esposto ed illuminato, manco fosse un horror di puro genere.

Questa esaltazione del corpo vilipeso e triturato fa perdere i sensi al regista, inebriato dal sangue e totalmente dedito ad esso, mentre la storia perde contorni e credibilità, diventando un campionario di ferite e mutilazioni.

Professionale è professionale, ma che esagerazione.

 

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