Joe Bass l’implacabile – Farsa western

Il nostro parere

Joe Bass, l’implacabile (1968) USA di Sidney Pollack

Alcuni pellerossa, guidati dal loro capo Due Corvi, sottraggono a Joe Bass il suo carico di pelli, lasciandogli in cambio uno schiavo di colore, Joseph Lee, che vuole raggiungere il Messico ad ogni costo. Deciso a riprendersi la refurtiva, l’uomo si mette sulle tracce degli indiani.

Joe Bass non è solo un western, anche se si presenta in questo modo. In realtà è una mescolanza di generi e film da far girare la testa. Se la veste è il western, l’azione è il ritmo, così come la farsa è il senso. E se la dissacrazione è al massimo, contemporaneamente Pollack inserisce l’aspetto sociale, la critica al razzismo in modo ironico e pungente.

Grazie a Lancaster, poi, si può giocare con la commedia, utilizzando l’ampia galleria di personaggi rappresentati seguendo gli stereotipi e i clichè del genere.

Ma il razzismo viene trattato attraverso uno schiavo istruito che, gradualmente, accetta la violenza insita nella vita di frontiera, abbandonando la veste da Zio Tom, suggerita furbescamente dal regista, per accettare le regole di questa nuova vita.

Lancaster è superbamente fisico, ma è Shelley Winters a strappare la battuta migliore quando, capito di essere prigioniera degli indiani concupita dal loro capo, pronuncia la frase “Che diavolo, sono solo uomini in fondo”

 

 

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