Irrational man. Delitto con castigo

Il nostro parere

Irrational man (2015) USA di Woody Allen

Abe è un professore di filosofia alcolista e depresso, sull’orlo del suicidio. Nella nuova università in cui insegna stringe amicizia con la giovane Jill, unico momento di relax in mezzo ad una vita che sente totalmente inutile. Tutto cambia quando decide che deve uccidere un uomo, da lui ritenuto malvagio, per dare un contributo al miglioramento del mondo.

Allen passa da Dostoevsky ad Alfred Hitchcock, inserendo alcuni rimandi alle sue precedenti pellicole in un vero e proprio dramma dove non vi è traccia alcuna delle battute che contraddistinguono i suoi film. Ci da, invece, la sua personale visione di Delitto e castigo utilizzando, in qualche modo, Delitto per Delitto del grande regista inglese. In mezzo, però, si possono ricordare le tematiche già espresse in Crimini e misfatti, rinunciando però a molta parte dell’apparato simbolico che in quell’opera aveva dispiegato. Inoltre, modifica il suo pessimismo cosmico dando una punizione adeguata al malvagio. Cos’è cambiato in lui? Forse il fatto di aver superato gli 80 anni lo ha, in qualche modo, reso più ottimista? Improbabile, ma forse la gioventù, incarnata da Jill, rappresenta l’unico momento di sana felicità.

Il dramma nichilista non appartiene completamente alle corde di Allen? Forse sì, ma bisogna valutare anche il momento poco fertile dell’autore che negli ultimi anni ci ha dato belle idee, ottimi spunti, ambientazioni originali, ma scarsa narrazione. Lo stesso problema si ripresenta per quest’opera come al solito dignitosa e ineccepibile, ma con poca verve e originalità.

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