Il potere del cane – Machismi

Il nostro parere

Il potere del cane (2021) USA di Jane Campion

George e Phil sono una coppia di fratelli che possiede un ranch nel Montana. Quando George sposa la giovane vedova Rose e la porta a vivere nel ranch, Phil prende di mira la donna e suo figlio Peter, tormentandoli senza sosta.

Il potere si annida non solo nel pubblico, ovvero ciò che mostriamo e facciamo vedere, ma soprattutto nel privato, il nostro nucleo interiore che contiene la nostra vera essenza. Phil è libero, fa il bagno nel fiume, senza vestiti, luogo e situazione dove il pubblico e il privato si mostrano nella loro totale contraddizione, ha una laurea e moltissime doti ma le nega. La sua contraddizione ha la sua radice nell’influenza di Bronco Henry, morto ma sempre presente perché lo ha plasmato, cambiato.

La sua morte ha volto l’amore di Phil – evidente in quanto negato – in odio: verso i genitori, il fratello e, quando questi decide di rompere la sua sottomissione, verso Rose, colpevole di averlo traviato con il matrimonio. L’ostentato machismo, lo scherno verso il figlio di Rose che è tutto ciò che Phil ha negato in sé, è una forma latente di omosessualità così proclamata da non dover neppure essere messa in discussione. Il gesto diventa così essenziale e determinante per comprendere e per colpire lo spettatore.

La regia di Jane Campion è sottile, suggestiva, immersa in un paesaggio mozzafiato proposto in 70 mm dove i colori e le composizioni sono straordinarie grazie alla fotografia di Ari Wegner. Splendido cast tra cui spicca Cumberbatch capace di suggerire sfumature infinite al personaggio.

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