Il Pap’Occhio – Goliardia

Il nostro parere

Il Pap’Occhio (1980) ITA di Renzo Arbore

Il Papa convoca Renzo Arbore e lo incarica di mettere in scena uno spettacolo musicale per la televisione vaticana. Durante le prove, si susseguono una serie di pasticci con sgangherata frenesia, finché il Padreterno è costretto ad intervenire.

Arbore è proprio un mascalzone. Ha fatto credere che voleva fare un film e invece ha creato una compagnia di giro per divertirsi. Non a caso, dopo aver ripetuto l’esperienza con una seconda direzione, non ha più vestito i panni del regista sapendo che non avrebbe potuto bighellonare nel mondo del cinema con goliardate di tale portata.

Il Pap’Occhio non è un film ma un ammasso di idee buttate lì come il famoso contenitore televisivo di Arbore, L’altra domenica. Non esiste una vera trama, non c’è una regia, non una sceneggiatura decente e molte inquadrature sono pure sbagliate tecnicamente. Se dovessimo esaminare l’opera dal punto di vista stilistico, saremmo nel dramma perchè c’è pochissimo da salvare. Se, invece, consideriamo l’aspetto di rottura, l’evidente intento derisorio di Arbore e le trovate quasi demenziali (la canzone Non correre papà è talmente delirante da divertire) potremmo parlare di geniale zingarata.

La misura sta nel mezzo. La tecnica resta sempre terribile ma si può dare un voto alla simpatia e all’aver sfidato la censura e il perbenismo religioso. Se pensiamo alle accuse di vilipendio, alla censura e alle accuse mosse ad Arbore e company ci rendiamo conto di quale forza dirompente avesse l’anticonformismo dell’opera.

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