Heart of sea. Dove vanno i marinai

Il nostro parere

Heart of sea (2015) USA regia di Ron Howard

La nascita del mito di Moby Dick viene narrato con un gioco narrativo abbastanza sfruttato. Si immagina, infatti, che Herman Melville intervisti uno dei sopravvissuti che a distanza di anni ricordi l’enorme balena che tanti morti aveva creato. Il racconto si avvicina al libro successivamente scritto ma lascia alcune parti in difformità proprio per sottolineare che il romanzo non era pura verità. Di pura verità ovviamente neanche l’ombra si avverte, ma solo l’eco di un grande romanzo.

Howard divide il film in due parti. Nella prima si propone il mondo della baleniera come un piccolo microcosmo in cui emergono i caratteri, le psicologie contrapposte dei personaggi. Nella seconda, invece, punta sullo scontro tra la balena e la nave, passando per la lotta per la sopravvivenza dei naufraghi, costretti per settimane alla deriva. In questo frangente sono le reazioni umane alla disperazione e al pericolo che affascinano il regista.

Proprio in questo passaggio, Ron Howard cade in una versione meccanica ed effimera, preferendo la spettacolarità (limitata a pochi momenti) alla profondità. L’epica del romanzo svanisce rapidamente senza riuscire a proporre una chiave di lettura personale e stimolante che possa reggere la lunghezza della pellicola.

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