Grimsby. Attenti a quell’altro. L’impero delle volgarità

Il nostro parere

Grimsby. Attenti a quell’altro (2016) UK di Louis Leterrier

Sacha Baron Cohen non è mai stato molto british nel suo humour, tantomeno è stato sottile e delicato. Le sue prove, anzi, hanno sempre brillato per un eccesso di volgarità, di doppi sensi pecorecci, di gag politicamente scorrette e così via. Ali G, Borat, Bruno, Aladeen erano macchiette incredibili che giocavano su uno stereotipo e lo stravolgevano con un’infinità di eccessi che impedivano molto spesso di capirne il valore.

Cohen spinge l’asticella sempre più in là, spiazza lo spettatore che non sa se piegarsi dal ridere o vergognarsi di cadere nella trappola della battuta volgarissima che fa ridere solo perché nessuno se lo aspetta. Come si fa, infatti, a non provare alcuna reazione di fronte ad una coppia di agenti segreti che, rifugiatisi nell’utero di un’elefantessa, non riescono più ad uscire poiché la stessa viene montata dall’intero branco? E, garantiamo, il film non risparmia nessun particolare. Si viene sballottati, perciò, tra lo schifo e la risata, tra il disgusto e lo straniamento mentre la trama giunge al finale. La cornice, però, è impeccabile perché girata con la stessa ricchezza dei classici film d’azione.

Questo impedisce di avere una positiva valutazione di quanto si è visto perché, una volta svanito l’effetto visivo, resta solo il ricordo poco piacevole di tanta trivialità. La forza del film di Cohen sta, però, nell’impossibilità dello spettatore di dimenticare di aver riso a quelle scene. Il rimorso per essere caduto nel politicamente scorretto colpisce un pubblico abituato ad essere blandito, non preso allegramente in giro.

Il finale è comunque debolissimo. Le troppe cadute di stile fanno dimenticare la provocatorietà del testo. La volgarità indecente diventa efficace quando la si usa con parsimonia. Cohen invece eccede e deraglia completamente. Dopo aver visto Grimsby un po’ viene voglia di rivalutare Vacanze di Natale.

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