Gods of Egypt. Tremendamente kitsch

Il nostro parere

Gods of Egypt (2016) USA di Alex Proyas

In un immaginario Egitto i Dei comandano gli uomini con giustizia e misericordia. Non tutti però sono buoni e giusti. Qualcuno è cattivo, altri sono distratti oppure narcisisti. Tra questi ultimi c’è il bimbominchia Horus che scopre quanto è dura la vita nel momento in cui lo zio malvagio, Seth, gli ammazza il padre re, ne prende il posto, cavandogli gli occhi e bandendolo dalla città. Bek, un mortale ladruncolo, recupera un occhio di Horus e glielo riporta nella speranza che questi porti fuori dall’Inferno la sua amata. Tra scontri titanici e frasi ad effetto lanciate qua e là, si arriverà alla resa dei conti.

La trama è già sufficientemente confusa così, figuriamoci se uno cerca di seguire l’evolversi della vicenda tentando di trovare un senso ai tanti fatti narrati. Proyas un tempo aveva una mano felice, ma da un po’ di anni segna il passo, sbanda terribilmente, scadendo del terrificante kitsch hollywodiano fatto di tanti effetti speciali ma anche di innumerevoli scempiaggini. Nel vuoto totale della sceneggiatura appaiono forzate e ridicole tutte le scene madri. Il grande Ra è un demente preso dalla senescenza e dai vaneggiamenti. Il cattivo Seth fa la faccia cattiva ma sembra Mangiafuoco di Pinocchio piuttosto che un assassino spietato. E la motivazione per fare questa strage si capisce? Macché. Dopo che l’ha spiegata, il pubblico si guarda intorno attonito nella speranza che qualcuno abbia capito. Speranza vana perché non c’è nulla da capire se non che gli sceneggiatori, caduti nella più grande delle crisi creative, hanno appiccicato un balbettio insensato contando sul fatto che i botti prima e dopo la scena in questione abbiano rincoglionito lo spettatore.

Tanto rumore per nulla. Tanti bravi attori per niente.

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