Fortunata. Periferie

Il nostro parere

di Tommaso Lingeri

Fortunata (2017) ITA di Sergio Castellitto

Ora, esiste un teorema implacabile che asserisce che, qualora per esaurimento posti in sala tu sia costretto ad andare a vedere un film che non era quello scelto, questo si riveli inevitabilmente una merda. E va bene, succede e succederà. Ma questa roba no, non è accettabile.

Mi immagino la scena: un paro de “intellettuali” benpensanti de sinistra si ritrova su una profumata terrazza romana, una “conventicola” come direbbe il vecchio Castellitto di Caterina va in città, e si chiede: “Come li rappresentiamo i poracci de Roma? Vabbè, prendiamo a Torpigna una parrucchiera sciroccata, zinne de fora e zeppe traballanti, che custodisce un indicibile segreto, una figlia che sputa, un ex marito guardia giurata fascista, razzista e pure omofobo, un gesuccristo scimmione bipolare e tatuatore, la cui madre ex attrice, una cortisonica Hanna Schygulla (solo per questa infamità dovrebbero andare ai ceppi), con l’Alzheimer che recita continuamente l’Antigone, il m……, Accorsi ovviamont, nel ruolo del lubrico psicologo, aggiungiamo le amiche zoccolette con le estenscion, una sposa cicciona sulla Limo, i perfidi strozzini cinesi, qualche donna velata, condiamo il tutto con un po’ de psicanale da 100 lire ar chilo et voilà, la merda è servita.

Un odioso girone dantesco contrappuntato da una colonna sonora spregevole, e con una regia e una sceneggiatura da corso Radio elettra Torino, così arrogantemente banali da far apparire Checco Zalone il Billy Wilder delle Murgie. Ora, questa roba immonda è andata a Cannes e mi chiedevo il perchè; poi ho visto i titoli di coda, c’è il produttore di DollySorrentino. E qui il cerchio si chiude.

State lontani, voi che potete.

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