Flaminia (2024) ITA di Michela Giraud
Flaminia, una ricca ragazza romana, sta per sposare il figlio di un diplomatico. Quando la sorellastra autistica Ludovica irrompe nella sua vita, l’esistenza superficiale di Flaminia viene scossa dalle fondamenta.
L’esordio di Michela Giroud alla regia è un tentativo nobile di portare sullo schermo l’accettazione della diversità, cercando al contempo di mettere alla gogna lo snobismo vacuo e consumistico della ricca e fatiscente borghesia italiana, nello specifico quella romana.
L’idea si muove tra stereotipi ed una narrazione abbastanza scontata. Quello che manca realmente è, però, un taglio originale, una freschezza che non si vede nel film che è gradevole senza riuscire mai ad affondare il colpo, ad essere incisivo, mantenendosi ad un livello superficiale d’analisi.
I buoni propositi si diluiscono in un’ora e mezza abbastanza anonima, pur mostrando qua e là qualche piacevole intuizione